La “quotidianità” in canili e gattili fino al penultimo dcpm di domenica 8 marzo e all’ultimo dcpm di mercoledì 11 marzo procedeva piuttosto liscia, con le ovvie e obbligatorie precauzioni, come nelle settimane precedenti, ora invece c’è preoccupazione

“Il problema sarà reggere l’impatto quando aumenteranno gli abbandoni e diminuiranno le adozioni”. Al canile di Lodi ci si dà da fare il quadruplo rispetto a un mese fa. Sperando che la situazione complicata dell’oggi non peggiori domani. Geograficamente nell’occhio del contagio da coronavirus fin dal 21 febbraio anche le strutture del Nord Italia che accudiscono cani e gatti abbandonati provano a far quadrare il cerchio tra restrizioni del movimento individuale, chiusure al pubblico e il solito amorevole accudire le loro amate bestiole. “Facendo turni lunghissimi stiamo garantendo tutti i servizi necessari per i nostri cani”, spiega la responsabile del canile lodigiano al fattoquotidiano.it. “I nostri volontari nell’emergenza si sacrificano. Hanno i permessi per spostarsi preparati dal nostro presidente. Il nostro veterinario è a disposizione 24 ore su 24 e abbiamo scorte di cibo per almeno tre mesi. Il problema sorgerà nelle prossime ore perché per decreto giovedì 12 marzo ci è stato imposto il blocco delle adozioni e i soli utenti che potranno venire in canile saranno i proprietari dei cani accalappiati per venire a riprenderseli”.

Mi preoccupano i cani che erano già stati prenotati e sarebbero dovuti andare nella loro nuova casa”, racconta Serena Fiorilli dal canile di Trebbo di Reno, il canile comunale della città di Bologna che ospita oltre 130 cani e decine di gatti. “Abbiamo paura che molte adozioni previste si perdano. In questo momento le persone che prima si erano avvicinate con prudenza non mettono più al primo posto l’idea di condividere la propria vita con un animale”. Eppure la “quotidianità” in canili e gattili fino al penultimo dcpm di domenica 8 marzo e all’ultimo dcpm di mercoledì 11 marzo procedeva piuttosto liscia, con le ovvie e obbligatorie precauzioni, come nelle settimane precedenti. “Il giorno successivo alla chiusura delle scuole fuori dalla porta avevamo la ressa. In alcuni momenti anche venti, trenta persone in attesa. Nelle famiglie con bambini era nato spontaneo il desiderio di iniziare a vivere con un cane. Avessimo saputo che tutto quell’assembramento non volontario aumentava i rischi del contagio avremmo lavorato in maniera differente”, ricorda Rina, la responsabile del canile di Colzate che si trova in un altro epicentro del contagio, la Val Seriana a pochi chilometri da Bergamo città. “Come tutti siamo stati presi dal panico, ma abbiamo reagito con calma e determinazione. Tutti i pomeriggi non ci devono essere che più di tre volontari al lavoro con le distanze di legge l’uno dall’altro – continua la donna -, la fortuna, in mezzo a questa situazione d’emergenza, è che per i nostri cani non è cambiato niente. La nostra struttura è a un passo dal bosco e dal fiume così i quadrupedi continuano a fare le loro sgambate sereni”. “Non siamo in sofferenza, anzi siamo sotto i numeri di capienza standard”, sottolinea Michele De Gennaro l’addetto stampa del comune di Milano con delega alle comunicazione per le attività dell’assessorato allo Sport, Turismo e Qualità della vita sotto cui ricade il Parco Canile e Gattile di Milano, gestito poi da Oipa e Arcadia.

“Da martedì 10 marzo non accedono più i volontari, ma solo i dipendenti che gestiscono la struttura. L’attività in generale è chiaramente diminuita, perché ora sono attivi solo i servizi online dove puoi informarti sulle adozioni nel futuro quando il canile riaprirà. Noi siamo un’eccellenza italiana del settore, manteniamo bilanciate entrate ed uscite in modo virtuoso. Ora ospitiamo 150 cani e 125 gatti. Ci aspettiamo qualche abbandono di animali soprattutto da parte di anziani e malati, ma ad esempio nei giorni in cui si parlava del primo contagio per Coronavirus su un cane di Hong Kong non abbiamo registrato alcun abbandono o qualsivoglia paura”. “L’amore per cani e gatti vince sempre anche in questi momenti delicati. Siamo riusciti ad ottenere i lasciapassare anche per le gattare che vanno a portare cibo nelle colonie feline limitrofe”, ricorda Cinzia Maddalena del Gattile di Conegliano in provincia di Treviso. “Ora abbiamo una trentina di gatti adulti e a breve arriveranno i cuccioli, pensate che c’è già chi, speranzoso che dal 3 di aprile tutto torni alla normalità, ha già prenotato i gattini ancora in gestazione”. Al gattile di Conegliano si arriva anche ad oltre 30 adozioni a mese, a fronte comunque di un abbandono annuo, nell’intera provincia di Treviso, di oltre 1100 felini. “A breve comincerà a mancare sostegno economico proprio per i cuccioli. Hanno bisogno di vaccini e continui check-up. I nostri veterinari ci aiutano, ma l’elemento maggiore di criticità sarà quello delle spese sanitarie”, conclude la Maddalena -, “a livello personale ho un’unica gioia: in questo momento difficilissimo posso rimanere più tempo a casa con i miei cani e gatti. Non gli toccherà più vivere scene buffe e solitarie come nel film Pets. Sarò lì con loro in attesa che l’emergenza finisca”.

Fonte: il fatto quotidiano.it