In questo periodo di Covid-19 ci siamo accorti di quanto è importante avere degli spazi “casalinghi” ed esterni, balconi e terrazzi, organizzati in modo funzionale, che dialoghino tra di loro ma che abbiano anche un certo grado di riservatezza.
Si pensi allo smart working, alle video conferenze, alle lezioni in chat e gli esami universitari: si sono create nuove esigenze, alcune spariranno ma altre rimarranno. Penso alle allerte meteo e quindi la possibilità per gli studenti a fare lezioni da casa, al lavoro da casa nei giorni di massimo inquinamento e perché no al blocco del traffico in determinati periodi per ripulire le città, insomma un nuovo modo di vivere il proprio “nido”.
L’architetto a volte….è un po’ come un filosofo, perché lavora col pensiero. E tutto il suo produrre, volto innanzitutto a dare risposte (da quelle funzionali a quelle esistenziali), passa poi attraverso la miriade di vincoli (normativi, legislativi, economici, etc.) che lo condiziona.
Il primo compito per noi è “comprendere la domanda”, studiare una soluzione, dare un senso o trovarne uno e, solo dopo rispondere. Ricevere una richiesta di realizzare una residenza o qualsiasi altro spazio implica mille richieste, perché fare architettura significa sì dare risposte, ad un solo individuo o a masse intere, ma solo dopo averne individuato il tema.
L’architetto, in genere, talvolta compone i pezzi di un mosaico complesso che interseca l’ambiente esterno con quello interno in uno scambio di relazioni che ne condizionano e ne qualificano gli spazi, insieme al committente, che è un attore fondamentale per il risultato finale, è un direttore d’orchestra che deve controllare e gestire tutto il processo di realizzazione dello spazio servendosi di tutti i mezzi e le tecniche da adottare.
Architetto Michele Milone